La piccola chiesa, dedicata a San Giovanni Battista, prende il suo toponimo dall’annesso lebbrosario, del quale oggi più nulla esiste, che Ruggero II fece edificare, verosimilmente in memoria del fratello Goffredo, che secondo il cronista Goffredo Malaterra era morto di lebbra. Una pergamena conservata nel tabulario della Magione contiene una concessione di Guglielmo I (datata maggio 1155), che afferma che l’ospedale era stato edificato dal padre, senza però indicare l’anno della edificazione.
Anche la datazione della fondazione della chiesa, almeno per quel che riguarda il primo impianto, è abbastanza controversa. L’ipotesi più accreditata sull’origine del monumento indica come fondatori Roberto il Guiscardo e il fratello Ruggero d’Altavilla durante l’assedio di Palermo, cioè nell’anno 1071, nello stesso sito dove, secondo il noto arabista Michele Amari ( Storia dei Mussulmani), esisteva un castello saraceno denominato “Yahia”.
Di questo sono ancora visibili alcuni resti nel giardino retrostante la chiesa; perlopiù tratti di muro e frammenti di pavimentazione.
Il castello era circondato da un palmeto dove le truppe normanne si accamparono in attesa di sferrare l’attacco risolutivo per espugnare la città (che avvenne dopo cinque mesi di assedio). Sembra però più probabile che durante l’assedio, i normanni abbiano solo iniziato l’edificazione della chiesa, provvedendo al completamento dell’edificio religioso soltanto dopo l’avvenuta conquista, come per adempimento di un voto e presumibilmente prima della morte di Roberto avvenuta nel 1085. Infatti è verosimile pensare che la chiesa non poteva essere costruita in forme così definite, in un periodo di operazioni militari.
Successivamente, nel febbraio del 1219, l’imperatore Federico II di Svevia donò la chiesa e l’ospedale per lebbrosi all’Ordine dei Cavalieri Teutonici della Magione, che lo detenne fino alla fine del XV secolo. Nel 1495 infatti, “l’ospedale di San Giovanni” fu incorporato, con tutti i suoi ricoverati ( lebbrosi, tisici e matti), “all’Ospedale Grande e Nuovo” fondato dal frate benedettino Giuliano Majali, che aveva sede all’interno di palazzo Sclafani.
La chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi, forse la più antica chiesa latina della città, presenta delle affinità con le prime chiese costruite dai normanni in territorio messinese durante il periodo della Contea (1060- 1130), e si contraddistingue per alcuni caratteri singolari della costruzione, come l’uso dei pilastri per dividere le navate.
L’edificio religioso, tipico prodotto dell’architettura siciliana di epoca normanna, fu pesantemente rimaneggiato nel XVII secolo, in occasione di un rinnovamento che ne aveva snaturato i caratteri originari. Gli interni erano stati appesantiti con l’inserimento di voltoni in muratura e l’applicazione di una veste decorativa in stucco che aveva occultato le finestre delle navate laterali.
I drastici restauri diretti dall’architetto Francesco Valenti tra il 1920 e il 1934 hanno restituito alla costruzione il suo austero e spoglio splendore originario, liberandola da tutte le sovrastrutture di epoca barocca. Fu allora abbattuta la pesante “volta portante a botte con teste di padiglione” della navata centrale, e si demolirono le volte a crociera delle navate laterali. Inoltre furono scrostati gli intonaci e gli stucchi, si ricostruì l’altare marmoreo della tribuna ” conforme al tipo esistente nella chiesa di San Cataldo” e si abbassò il pavimento, riportandolo all’antico livello.
La facciata dell’edificio si presenta leggermente sbilanciata verso sinistra per la presenza della scala che permette l’accesso al portico-campanile che segna l’ingresso alla chiesa, ricostruito dal Valenti in modo “arbitrario”, in sostituzione di quello preesistente.
La chiesa ha orientamento sud-ovest nord-est ed è una limpida costruzione eseguita con piccoli conci di tufo calcareo ben squadrati messi in opera a corsi regolari.
L’esterno non presenta particolari finezze architettoniche, è semplice e privo di decorazioni, ai fianchi si trovano una serie finestre di forma leggermente ogivale delimitate da ghiere a lieve rincasso.
L’ impianto interno è quello tradizionale basilicale a tre navate, divise da tre coppie di robusti pilastri a sezione poligonale, sui quali impostano quattro arcate dal sesto moderatamente acuto. Le navate, di cui quella centrale più grande rispetto alle due laterali, presentano coperture lignee a capriate, realizzate dal Valenti secondo un’ipotetica “forma originaria”.
Il presbiterio triabsidato e tripartito da due archi longitudinali, ha l’abside centrale preceduto da un breve spazio rettangolare sopraelevato rispetto al piano basilicale, che accoglie l’altare. E’ coperto ai lati da voltine a crociera ed è sormontato al centro dalla tipica cupoletta emisferica, avvolta di rosso intonaco impermeabilizzante, che si raccorda al quadrato d’imposta mediante i caratteristici pennacchi a nicchie rientranti.
Gli imbocchi absidali sono ornati con belle colonnine angolari incassate i cui capitelli erano decorati con iscrizioni arabe di cui qualcuna ancora originale ( opere di maestranze islamiche): sulla destra è visibile un capitello angolare, con iscrizione araba in caratteri cufici ( purtroppo indecifrabili perché abrasi), raro esemplare in Sicilia, di capitello di tipo “omayyade-andaluso”. Al centro della navata principale vi possiamo ammirare un crocifisso ligneo dipinto del XV secolo di particolare pregio.
La chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi, si trova in via Salvatore Cappello in un’area periferica della città, e per questo ha la “fortuna” di essere esclusa dal circuito turistico tradizionale: non è quotidianamente invasa da orde di visitatori, o da scolaresche in gita, rimane oggetto di interesse solo di pochi curiosi appassionati. Infine, visitare San Giovanni dei Lebbrosi durante le funzioni religiose dona un senso di pace e di serenità ed assume un fascino che altri monumenti simili, chiusi al culto, ormai non hanno più.
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Via S. Cappello, 38 – Tel. +39.091475024
Apertura al pubblico:
Mattina 10.00 – 12.00
Pomeriggio 16.00 – 19.00
NB: Il lunedì mattina la chiesa rimarrà chiusa.
Fonte: http://www.palermoviva.it/la-chiesa-di-san-giovanni-dei-lebbrosi/